venerdì 31 luglio 2009

Rivoluzione


Rivoluzione etimologicamente significa “rovesciamento”. Si tratta cioè di prendere una cosa e metterla sottosopra; in questo modo non si ha la stessa cosa vista in un altro modo, ma una cosa completamente diversa. E’ quello che fece lo stesso Marx, che prese Hegel e lo rovesciò, ottenendo una filosofia del tutto nuova; è quello che fece Galileo, che prese Platone, lo mise sui piedi invece che sulla testa, e ottenne la scienza moderna; è quello che fece Copernico, che prese ciò che stava in fondo – la terra – e lo mise in cielo – e infatti si parla di rivoluzione copernicana. Sto prendendo tutti esempi scientifici – la scienza infatti non è fatta di scoperte, ma di rivoluzioni, in cui si prendono i dati esistenti e si guardano in un altro modo, creando un altro mondo – ma anche i giacobini presero la monarchia assoluta e rovesciandola sulle sue basi fondarono lo stato moderno. Molti, invece, pensano che la rivoluzione consista nel distruggere tutto – sul nulla poi ricostruiranno. E’ quello che fece Martin Lutero, che invece di rovesciare la chiesa del nord, la distrusse, e il risultato fu peggiore – in gran parte dei casi – dell’originale – basti pensare ai cristiani rinati.

venerdì 10 luglio 2009

Ancien Régime


Il fatto che più di una persona possa ritenersi al di sopra della legge perché uomo di potere, che non si riesca a distinguere tra il ruolo e la persona, che l'obbedienza - anche e soprattutto per i cattolici - debba essere non verso la legge - individuale, collettiva, di stato - ma verso la persona - che quando gli dici "guarda che stai pestando una cacca" ti rispondono : "perché mi offendi?", dimostra che in Italia - dove non abbiamo fatto la Rivoluzione Francese - viviamo ancora pienamente nell'Ancien Régime, non tanto per quel che riguarda le istituzioni - il diritto del resto l'abbiamo in gran parte inventato noi - quanto nel cervello. Del resto piaceva moltissimo alle masse la battuta del "Marchese del Grillo" tratta da Belli "io so' io e voi nun siete n'cazzo", non intendendo che di un'amara satira dell'Ancien Régime si trattava.

mercoledì 8 luglio 2009

Art


Art consists in taking form out of ideas - i.e., out of imagination. And the same applies to science.

If we take into account the traditional aristotelian distinction among form and substance, it follows as a corollary that imagination is the substance - something jung would have agreed upon.

Murdoch und Berlusconi


Vielleicht, die Kampagne gegen Berlusconi, der hat viel Zeitungen, in Italien und im Ausland, umfasst, begann wenn der Premier Italiens Murdochs Sky angefallte. Berlusconi ist ein Freimaurer, aber Murdoch - wer weiss - ist freiermaurerer als Berlusconi.

lunedì 6 luglio 2009

bellissimo


Tutti ricorderanno di quand Padoa Schioppa disse che pagare le tasse era bellissimo. E tutti a ridere, specialmente a sinistra. Bellissimo di solito si associa al sublime: un cielo stellato, un tramonto . Ma una delle principali scoperte della modernità è che ci sono cose che sono bellissime senza per questo essere sublimi. Pagare le (giuste) tasse è un’invenzione bellissima: significa che i servizi li paghiamo tutti insieme invece che ciascuno per conto proprio; in questa socialità un credente vedrebbe la scintilla divina. E proprio queste sono le cose bellissime

velo


Il problema del burka e del chador è che noi lo percepiamo come una grave offesa alla dignità della donna, mente i musulmani no. Non sto dicendo che sia giusto indossare il chador, sto dicendo che le musulmane evidentemente hanno altre priorità che l’abbigliamento. Anzi, alcune femministe di cultura musulmana che ho conosciuto, difendevano a spada tratta il velo, come elemento della loro cultura. Del resto, se io andassi in giro con il pene di fuori, verrei arrestato – e non percepisco questo divieto come una restrizione, anche se, a pensarci bene, è una fortissima forma di repressione, che modella fortemente la nostra vita sessuale – e infatti molti movimenti libertari praticavano il nudismo integrale. I musulmani maschi hanno effettivamente grossi problemi con le donne – ma su questo punto è meglio che i maschi occidentali non diano lezioni.

domenica 5 luglio 2009



Enfin, les italiens ont trouvé leur modèle - le Sud des Etats-Unis au temps de l'ésclavage, avec son contour de racisme, de fascistes, de "identité" italienne, de ku-klux-klan, de lois ségrégationistes. Et les italiens, qui ont vécu longtemps en s'endettant, peuvent finalement s'exempter de travailler: les ésclaves immigrés travaillent pour eux. Presque moitie des italiens, selon les statistiques, ne travaille en fait pas - souvent ce sont les mêmes qui accusent les "fainéants".


Les jours dorés du Sud finirent dans la catastrophe de la Guerre de Sécession, quand le nord productig détruisa le Sud rentier; et encore aujourd'hui il ne s'est pas encore redressé.

sabato 4 luglio 2009

Aphorysmata

Enim quae scribo aphorysmata, quasi Nietzschiania simulacria, nisi Nietzsche a systemate fugiat, ego ad systematem progrediar. Tamen, systema meus non sicut cathedralis – a Nietszche abhorrita - sed retie.

India


Quando si parla dell’India si dimentica spesso che in questo subcontinente esistono due vaste famiglia culturali: a nord i bianchi, che parlano lingue indoeuropee vicine al greco, a sud i “negri” che parlano lingue dravidiche. Quello che più desta ammirazione in noi dell’India, la profondissima sapienza religiosa e l’abissale inventiva matematica, sono probabilmente, invenzione dei dravidici del sud. Questi popoli abitavano forse Mohenjo-Daro e Harappa nella valle dell’Indo, la più antica civiltà conosciuta insieme con i sumeri, e probabilmente occupavano tutta l’India; del resto sulle monete di Moenjo-Daro sono spesso raffigurati zebù, che forse erano sacri come sono tutt’ora sacre le vacche in India. Più tardi, da nord arrivarano gli indoeuropei, gli “ariani”, che respinsero i dravidici a sud e li ridussero in condizioni di inferiorità; gli indoeuropei raccolsero la sapienza indiana che tradussero in sanscrito nei veda e nelle upanishad; credo che il loro regalo, sia stato il sistema delle caste.

Après-guerre

L’histoire économique de l’Italie républicaine est tout simple: après la guerre, les américains ont inondé l’Italie de capitaux, que les italiens ont voracement épuisé. Quand l’argent a terminé, on a commencé a s’endetter monstrueusement, sous le règne de Craxi; et quand l’endettement est devenu insoutenable, le italiens ont commencé a se voler l’un l’autre, les riches les pauvres, les autoctones les immigrés. Comment va finir?
Tous les fois que des forces politique ont cherché a affronter les problemes de la richesse – le premier centre-gauche, la nouvelle gauche, Prodi – elles ont toujours éte retournés par des élites reactionnairs fortement appuyés par une majorité fondamentalement sanfédiste.

venerdì 3 luglio 2009

Modernizzazione


Leggevo sul bel libro “La Speranza Indiana” di Federico Rampini che in India c’è una fortissima resistenza sia dei contadini sia dei poveri degli slums alla modernizzazione, con scontri talora violentissimi. E’ una storia che dovremmo conoscere bene: in Europa la “modernizzazione” ha reso decenti condizioni materiali orribili, ma ha comportato anche la dissoluzione del fitto tessuto sociale che esisteva nei territori “arretrati”. E’ successo al tempo delle enclosures in Inghilterra, ma è successo anche quando i governi di sinistra di Roma hanno distrutto le lerce baraccopoli e spostato gli abitanti nei palazzoni – ancora oggi in molte borgate si serba un grande rancore per quella che è stata vista come nient’altro che una deportazione. Il problema non sta nel fatto che la “modernizzazione” sia stata calata dall’alto, e nemmeno nel fatto che il progresso sia un “falso” progresso, come sosteneva Pasolini: il problema è che si è barattata la socialità con il benessere. E’ un monito che vale anche per chi è sempre vissuto nel benessere: molti dei mali che affliggono l’uomo moderno sono dovuti alla mancanza di una rete sociale, e il fatto di aver scambiato il benessere per la socialità è in fondo l’accusa del papa quando parla di “materialismo” del mondo moderno – anche se ovviamente non sa proporre altro che un “indietro tutta” impraticabile ed utopistico, oltre che reazionario. Forse cento o trent’anni fa la contraddizione tra socialità e benessere era insanabile, ma oggi non più; non solo perché è molto più facile raggiungere il benessere – e proprio il tumultuoso sviluppo dell’India e della Cina lo dimostra – ma anche perché abbiamo inventato modi meno fatalistici delle “magnifiche sorti e progressive” di gestire il cambiamento. Un esempio, limitatamente all’architettura, sta proprio a Roma: Centocelle. Questo quartiere, costruito abusivamente dagli abitanti per lo più immigrati dalla provincia e che risiedevano in massima parte proprio in baraccopoli, è assai gradevole dal punto di vista estetico e molto vivibile: grandi strade, casette basse abbastanza graziose, belle piazze –anche se si tratta di case costruite alla bell’e meglio, assai modeste come qualità edilizia – e soprattutto il tessuto sociale delle baracche non è statio distrutto, ma si è traferito nel nuovo quartiere, in quanto è stato costruito dagli stessi abitanti.. Il fatto è che lo stato è interventuo solamente alla fine sanando l’abuso, e non durante l’edificazione: fornendo materiali, credito, supporto tecnico. Cosa sarebbe Centocelle, o le altre borgate, se invece di costruire Unités d’habitation si fosse garantito agli abitanti bisognosi il credito necessario per la costruzione delle loro casette, materiali di qualità a prezzo agevolato, servizi tecnici (ingengeri, architetti, artigiani) per fare costruzioni di qualità? E in un tessuto del genere, l’Unité d’habitation non sarebbe stata fuori luogo, ma sarebbe sorta da un tessuto, così come l’enorme mole di Santa Sofia ad Istanbul sembra emergere dalla terra. L’esperienza del microcredito indiano dovrebbe averci insegnato molte cose, ma è solo un inizio, rispetto a un metodo del tutto diverso di fare rispetto alla pianificazione centralizzata – perché anche il capitalismo pianifica, anche se non ha una testa che invece è presente nella pianificazione socialitsta.
Del resto, il problema è più attuale che mai – e non in India, ma in casa nostra. Quando sarà passata, speriamo presto, la reazione di panico per l’ondata migratoria dall’est e dal sud del Pianeta che ha investito il nostro Paese, con tutte le sue reazioni che oltre che razziste grette ed egoiste sono anche stupide, potremo finalmente cominciare a parlare dei veri problemi dell’immigrazione, che sono lavoro no, per fortuna, ma prima di tutto case. In Italia ci sono case per circa il doppio degli abitanti esistenti, però sorgono lo stesso delle baraccopoli, nei parchi di Roma, nelle campagne, esattamente come cinquant’anni fa sorgevano le baraccopoli dei contadini che immigravano a Roma e nelle città industriali. Si potrebbe esperimentare il modello di Centocelle, che non siamo stati abbastanza intelligenti da sperimentare anni fa.